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      Solitudo

di Annamaria Cielo
F.to 13x20 cm - 64 pagine
ISBN 978-88-7498-205-9
Euro 12,00

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Ciò che la traccia disvela

«Quando le sparse orme assumono un senso d’insieme, come in un puzzle in cui
ciascuna tessera va improvvisamente al suo posto, allora abbiamo trovato ciò che
la traccia disvela». Ciò che ha scritto Anna Foa a proposito del metodo di lavoro
dello storico può servire anche per capire il senso di quest’ultima raccolta poetica
di Annamaria Cielo. Ci confrontiamo veramente qui con la ricerca delle tracce
di una vita e il disvelamento coinvolge chi legge proprio perché «è in ciò che fa
paura che devi cercare – / dove i pensieri volano alla cieca e tutto / precipita e
accade».
Si tratta di una ricerca che avviene in solitudine, «salvandomi dal vuoto, / inudito /
dagli sguardi senz’affetto / dalle sciabole dell’attesa / dal tracollo di certezze».
La «solitudo» della Cielo è quel sentimento nel quale, come sottolinea Giacomo
Leopardi in un appunto dello Zibaldone, l’uomo «ricupera sé stesso, ripiglia
quasi carne e lena». Si tratta di una ricerca che avviene attraverso una selezione
freudiana dei ricordi, tra i quali spiccano quelli del padre: «Padre.
Sorgente del mio andare. / Radice di rigore e vigore. / Pane della riflessione».
Si tratta però anche di una sorta di svuotamento del sé, di un’opera di pulizia
mentale, che non a caso corrisponde anche ad un’opera di pulizia linguistica,
che non vuol dire certo semplificazione, bensì piuttosto accostamento quasi mistico
all’essenza delle parole e delle immagini, come del resto all’uso concettuale della
punteggiatura. Pensiamo versi come: «Rosario del silenzio. Rovereto». Oppure:
«Santa preghiera. / Sudario per un arcobaleno».
Tracce e ricordi, svuotamento e disvelamento, parole e silenzio, questi sono
i segnali del percorso poetico che oggi ci presenta Annamaria Cielo, sempre più
autonomo nella costruzione e nell’approfondimento, come nave che affronta il largo
senza incertezze e paure, con quel leggero disincanto che deriva dall’intreccio
continuo con il pulsare del pensiero e del sangue, «ruggendo tra i rovi»
e «salutando i desideri sepolti nel pianto».

Mario Cossali